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Genova è piena di cose immensamente belle ed immensamente brutte.
Aperture, spazi azzurri e vicoli stretti, scuri. Genova si apre, si espande e ti espande, per poi riportarti all'introspezione. In bilico tra l'odore del mare e i cassonetti, con il pulsare di un polmone, come un respiro. Genova è strisciante, camaleontica, rettile, con le sue strade sporche e bagnate. I piedi calpestano le pozze d'acqua, scivolano su residui vegetali ed animali. Pura Genova, e allo stesso empo contaminante. Genova è multiforme: si inventa spagnola, araba, greca, si trucca sciliana, latina. E' mistero profumato di viaggi antichi, di mercati e di spezie. File di indumenti stesi popolano i vicoli, reti di parole tessute dalle donne alle finestre impegnate a ritirarli, asciutti. Lingua saggia, lingua d'altitudine e vertigine che si beffa della città ma le appartiene. parole di smog e sapone. Vento.
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