Non so ancora cosa penso dell'Irlanda. Nonostante il paesaggio sia di una bellezza purissima non riesco ancora a farmi assorbire dai colori e dai luoghi. Forse mi manca la solitudine per innamorarmi pienamente di questo viaggio, perché queste strade mi trasformino.
Qui il contatto con la terra è intensissimo. Il profumo dell'erba bagnata dalla pioggia gonfia polmoni e cervello.
A tratti dal finestrino vedo solo rocce, mare, cavalli e cielo. Qualche casa, isolata. Qui lo spazio è soprattutto distanza.
E poi piove. Qualche umano cammina nella pioggia e ne fa parte. La gente vi si adatta, la vive, ci si addentra e ne viene ornata.
C'è purezza nell'aria e sulla terra.
I centri commerciali si addensano alle porte delle città come mostri grigi ed obesi. Inorridisco.
per fortuna le città finiscono. Tornano le distanze.
Sulla strada verso Dingle trovo il mio posto divino.
Il verde si tuffa nel vuoto e nel mare che lo raccoglie centinaia di metri più giù. Non so dove siamo, il silenzio è grandissimo e profondo. La pioggia bagna le pagine su cui scrivo.
Respiro a pieni polmoni, quasi potessi contenere tutto questo vento e questo verde e sentirmi più ancorata alla terra. Essere pesante per non arrendermi alla gravità del vuoto sottostante. Per resistere come fanno queste scogliere.
Respiro sale e terra che mi partoriscono ancora una volta.
mercoledì 29 settembre 2010
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