Nonostante i turisti e le fotografie, si respira armonia e silenzio.
Legno, alberi di limone, ceramiche bianche e turchine. Il sole si specchia sui mosaici dei pavimenti e sui muri. Se guardo in alto vedo il minareto. Si impone con la sua semplicità tra i tetti parigini che impallidiscono frivoli al suo fianco.
Qualcuno mi ha detto "Islam è pace", e pace è proprio quello che abita queste pietre.
Sono contenta di essere venuta, mi riposo un po' dalla metropoli da cui sono stata inghiottita in questi giorni. Qui Parigi torna bambina e dimessa.
La moschea vive e non si cura di me, sembra che tutti si conoscano.
Le donne sono bellissime nei loro vestiti ricamati, si fotografano a vicenda insieme a figli e mariti con cellulari e fotocamere. Vanitose. Sanno quanto sono belle nel sole pomeridiano.
Pace fino al mattino.
Io. Quanto sono immensamente lontana dalla divinità. Mi rattristo.
Eppure non riesco più ad andarmene, è come se il mio corpo non volesse lasciare questo luogo. E' meraviglioso essere qui. Canto di uccelli, vento, qualche parola araba qui e là, volatile, piumata.
Pace fino al mattino.
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