O Dio,
liberaci dall'affamato
che cresce affamato,
e dal sazio
che cresce orgoglioso.
mercoledì 29 settembre 2010
Racconti e naufragi . Tre
Vivere in questo paese,
se non sei italiano,
è come non avere le mani.
Non puoi fare niente,
né muoverti
né lavorare.
Sei costretto a sentirti malato.
H.
se non sei italiano,
è come non avere le mani.
Non puoi fare niente,
né muoverti
né lavorare.
Sei costretto a sentirti malato.
H.
Racconti e naufragi . Due
E' molto freddo l'asfalto
a febbraio.
Non so bene se si dorme
o si sviene.
Comunque sia
ci si sveglia immobili,
crisalidi di gelo e illusioni
con i desideri ibernati.
a febbraio.
Non so bene se si dorme
o si sviene.
Comunque sia
ci si sveglia immobili,
crisalidi di gelo e illusioni
con i desideri ibernati.
Racconti e naufragi . Uno
Cento euro al mese
per una stanza buia
senza finestre.
Parma è fuori.
Parma non lo sa.
Parma è seduta al sole
e ordina un caffè.
per una stanza buia
senza finestre.
Parma è fuori.
Parma non lo sa.
Parma è seduta al sole
e ordina un caffè.
La strada verso Dingle
Non so ancora cosa penso dell'Irlanda. Nonostante il paesaggio sia di una bellezza purissima non riesco ancora a farmi assorbire dai colori e dai luoghi. Forse mi manca la solitudine per innamorarmi pienamente di questo viaggio, perché queste strade mi trasformino.
Qui il contatto con la terra è intensissimo. Il profumo dell'erba bagnata dalla pioggia gonfia polmoni e cervello.
A tratti dal finestrino vedo solo rocce, mare, cavalli e cielo. Qualche casa, isolata. Qui lo spazio è soprattutto distanza.
E poi piove. Qualche umano cammina nella pioggia e ne fa parte. La gente vi si adatta, la vive, ci si addentra e ne viene ornata.
C'è purezza nell'aria e sulla terra.
I centri commerciali si addensano alle porte delle città come mostri grigi ed obesi. Inorridisco.
per fortuna le città finiscono. Tornano le distanze.
Sulla strada verso Dingle trovo il mio posto divino.
Il verde si tuffa nel vuoto e nel mare che lo raccoglie centinaia di metri più giù. Non so dove siamo, il silenzio è grandissimo e profondo. La pioggia bagna le pagine su cui scrivo.
Respiro a pieni polmoni, quasi potessi contenere tutto questo vento e questo verde e sentirmi più ancorata alla terra. Essere pesante per non arrendermi alla gravità del vuoto sottostante. Per resistere come fanno queste scogliere.
Respiro sale e terra che mi partoriscono ancora una volta.
Qui il contatto con la terra è intensissimo. Il profumo dell'erba bagnata dalla pioggia gonfia polmoni e cervello.
A tratti dal finestrino vedo solo rocce, mare, cavalli e cielo. Qualche casa, isolata. Qui lo spazio è soprattutto distanza.
E poi piove. Qualche umano cammina nella pioggia e ne fa parte. La gente vi si adatta, la vive, ci si addentra e ne viene ornata.
C'è purezza nell'aria e sulla terra.
I centri commerciali si addensano alle porte delle città come mostri grigi ed obesi. Inorridisco.
per fortuna le città finiscono. Tornano le distanze.
Sulla strada verso Dingle trovo il mio posto divino.
Il verde si tuffa nel vuoto e nel mare che lo raccoglie centinaia di metri più giù. Non so dove siamo, il silenzio è grandissimo e profondo. La pioggia bagna le pagine su cui scrivo.
Respiro a pieni polmoni, quasi potessi contenere tutto questo vento e questo verde e sentirmi più ancorata alla terra. Essere pesante per non arrendermi alla gravità del vuoto sottostante. Per resistere come fanno queste scogliere.
Respiro sale e terra che mi partoriscono ancora una volta.
La Moschea di Parigi
Nonostante i turisti e le fotografie, si respira armonia e silenzio.
Legno, alberi di limone, ceramiche bianche e turchine. Il sole si specchia sui mosaici dei pavimenti e sui muri. Se guardo in alto vedo il minareto. Si impone con la sua semplicità tra i tetti parigini che impallidiscono frivoli al suo fianco.
Qualcuno mi ha detto "Islam è pace", e pace è proprio quello che abita queste pietre.
Sono contenta di essere venuta, mi riposo un po' dalla metropoli da cui sono stata inghiottita in questi giorni. Qui Parigi torna bambina e dimessa.
La moschea vive e non si cura di me, sembra che tutti si conoscano.
Le donne sono bellissime nei loro vestiti ricamati, si fotografano a vicenda insieme a figli e mariti con cellulari e fotocamere. Vanitose. Sanno quanto sono belle nel sole pomeridiano.
Pace fino al mattino.
Io. Quanto sono immensamente lontana dalla divinità. Mi rattristo.
Eppure non riesco più ad andarmene, è come se il mio corpo non volesse lasciare questo luogo. E' meraviglioso essere qui. Canto di uccelli, vento, qualche parola araba qui e là, volatile, piumata.
Pace fino al mattino.
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